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I MILLE VOLTI DEL VISUAL: Monica Minervini

Monica, come sei arrivata a scegliere questa professione?
Mai domanda più pertinente! la realtà è che ho proprio scelto consapevolmente di diventare una Visual Merchandiser. Non è stato un caso, come invece spesso accadeva anni fa, quando gli addetti alle vendite più sensibili al prodotto e con un buon gusto estetico, iniziavano a cimentarsi con i primi allestimenti. 
Nel lontano 2003, appena finita l’università in Marketing e comunicazione d’azienda a Bari (sono pugliese di nascita), decisi di cercare un corso in Visual Merchandising che potesse introdurmi a questa professione. 
Volevo fare un lavoro che potesse mettere insieme marketing, psicologia e arte manuale, ancora oggi le mie tre discipline preferite.
Ma ti spiego come tutto è realmente accaduto, perché sembrava fosse già  stato scritto nel destino.
Un pomeriggio d’estate, navigando su internet, trovai il corso che faceva esattamente al caso mio e, chiaramente, non era nella mia città, ma a Milano. 
Non ci ho pensato su ed ho chiesto immediatamente informazioni e subito dopo ho fatto richiesta per parteciparvi, anche se le iscrizioni (a numero limitato) erano state chiuse da poco più di un giorno. La direzione già il giorno dopo mi rispose alla mail, comunicandomi che avevano accettato la mia richiesta. Non esitai neanche un secondo a prenotare il volo per Milano, quando lessi che avrei dovuto sostenere la selezione da lì a due gg a Como.  
E’ stato tutto così improvviso che quasi non ho neanche avuto il tempo di accorgermi che mi stavo trasferendo a Milano, perché, pochi gg dopo il test di ammissione, stavo già cercando casa, visto che avevo superato la selezione.
Si trattava di un dei primi corsi di visual promosso dalle seterie comasche in collaborazione con Regione Lombardia, patrocinio della Camera di Commercio di Milano, Camera Nazionale della Moda e finanziato dalla Comunità Europea.
Così ebbe inizio la mia storia.
 

Qual è  il tuo settore preferito? 
Abbigliamento e accessori, ma credo dipenda più che altro dalla storia professionale che ho alle spalle. Da sempre il maggior numero di allestimenti e vetrine realizzate hanno avuto come protagoniste queste due merceologie di prodotti.
Non nego di essermi parecchio divertita anche con l’arredamento, in occasione di grandi interventi in showroom e negozi del settore.
In realtà la riorganizzazione degli spazi è uno degli aspetti che amo del mio lavoro.
 

Quali sono le soddisfazioni che ti ha dato questo lavoro? 
A questa domanda il primo ricordo va dritto ad una mail inviata ad un partner russo con cui collaboravo durante la mia esperienza in Moschino. Il giorno in cui risposi alla loro mail, relativa ad un allestimento che dovevo supervisionare, scrivendo loro “the display is perfect”, allora capii che tutti gli sforzi fatti nel tempo, le visite in loco, le continue correzioni degli errori da remoto, le linee guida spiegate e rispiegate, la formazione in negozio e la collaborazione continua, avevano dato i loro frutti. Erano in grado di “camminare da soli” e, quando sei a capo di un’area geografica con la responsabilità di gestire l’immagine di 44 negozi, credetemi è una grandissima soddisfazione, vuol dire che hai raggiunto il tuo obiettivo e, per chi mi conosce lavorativamente parlando, sa quanto io sia meticolosa e attenta e che non regalo complimenti.
Di momenti memorabili ce ne sarebbero tantissimi, potrei raccontarne davvero a decine, dai complimenti dei partner arrivati direttamente ai miei superiori dopo i miei interventi, ai numeri dei budget realizzati che danno valore al tuo lavoro; dagli sguardi titubanti che all’inizio accolgono sempre ogni allestimento, per poi trasformarsi in sorrisi di compiacimento a lavoro finito, all’esperienze personali e di vita che un lavoro come questo ti regala, soprattutto viaggiando.
Personalmente ho avuto la fortuna di lavorare in reti molto strutturate, in cui il lavoro non si fermava al semplice allestimento, che ne era la parte conclusiva in realtà. Il mio lavoro mi ha dato l’occasione e la soddisfazione di costruire una figura professionale completa.  L’organizzazione degli shooting per la creazione delle linee guida di collezione, lo studio dei nuovi concept di negozio insieme agli architetti, la scelta della musica e delle fragranze, il continuo interfacciarti con i partner europei e mondiali, il confronto diretto con i designer,  i retail manager, l’ufficio stampa, i direttori dei negozi etc.., tutto questo ha fatto della mia esperienza professionale il lavoro che amo. 
Le soddisfazioni di questo lavoro sono molteplici e non riguardano solo il lavoro stesso, ma anche i rapporti interpersonali, il lavoro di squadra, l’incontro fra culture diverse, i viaggi e l’infinita esperienza personale come essere umano e come professionista.
 

Consiglieresti questa professione?... e perchè? 
SI, se si è davvero motivati.
NO, se si punta a questo lavoro solo perché ci si sente artisti, perché si vuole viaggiare o perché al giorno d’oggi fa figo essere visual.
Scusami  se sono molto diretta, ma la passione profonda per questo lavoro mi spinge ad essere molto severa con questo “mondo dei visual”, dove tutti si sentono esperti e pochi sanno davvero mettere le mani in pasta…. 
Consiglierei questo lavoro solo a chi è spinto da una vera passione e motivazione, perché il lavoro in sé richiede tanta preparazione, carattere, precisione, sicurezza, pazienza, umiltà, determinazione e forte senso di responsabilità e perché è un lavoro che, se svolto in modo professionale, ti dona davvero tante soddisfazioni.
Un altro motivo per cui tranquillamente mi sentirei di consigliare ai ragazzi di approcciarsi a questo lavoro, è perché credo che nel futuro ci siano prospettive di carriera, ma solo ed esclusivamente se non ci si fermi mai con l’aggiornamento e lo studio.
Il visual di domani non sarà più il vetrinista di 15 anni fa (non lo è più da tempo), l’addetto alle vendite più brillante o il primo della classe del corso X in Visual Merchandising; sarà una figura che abbraccerà diverse professionalità, dovrà avere a che fare con diversi dipartimenti aziendali e avere una preparazione manageriale. Dovrà sapere cosa accade dall’altra parte del globo e non fermarsi al proprio settore.
 Dopo di che ci sarebbe da fare una grandissima precisazione sul “chi è il visual merchandiser”, perché si fa presto ad “appropriarsi” di questo nome, ma le sfumature della professione sono ancora così tante che spesso generano molta confusione, ma questo lo vedremo in uno dei miei prossimi articoli magari.
 
Come ti è nata l'idea di scrivere questo articolo su "Come scegliere un Visual "?
 Volevo avviare un mio spazio in cui poter liberamente raccontare la mia esperienza, confrontarmi con professionisti del settore e poter entrare in contatto con una community più grande di quella che solitamente frequento, così ho dato avvio al mio blog e ho scritto questo primo pezzo su suggerimento di un mio cliente con cui, più di una volta, mi sono confrontata sul tema.
Amo confrontarmi, quindi seguiranno a breve altri articoli sul tema visual merchandising, sarò anzi ben felice di affrontare argomenti di interesse comune, suggerite magari direttamente dai lettori. Quindi se qualcuno avrà curiosità, domande o dubbi, non esiti a scrivermi sulla mia pagina  www.
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