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I MILLE VOLTI DEL VISUAL: Dora Binnella

Dare a Cesare quel che è di Cesare... e a Dora quel che è di Dora...
Il titolo di questa serie di interviste Visual (che si prende una pausa da oggi) "I MILLE VOLTI DEL VISUAL" è nato da una una conversazione con Dora... e tale è rimasto !!

...Premetto che Dora e il sottoscritto hanno collaborato, divertendosi anche, ad un progetto di Formazione Visual rivolto ai negozi THUN di tutta Italia. La teoria di base del Progetto partiva da un Visual Book uscito dallo studio di Dora Binnella e messo in pratica ("che vale sempre più della grammatica") con uscite didattiche nei negozi principali d'Italia dove (a negozio chiuso al pubblico) si realizzavano gli schemi tecnici del Book.
Dora, qualche domanda per capire chi sei...
 
1- Come sei arrivata a scegliere questa professione?
Per caso, nel vero senso della parola.
Ho sempre avuto due passioni, il disegno e organizzare spazi, infatti all’epoca delle scelte scolastiche decisi, in coerenza, per gli studi artistici e per quelli in architettura.
Quando seguirono le prime esperienze lavorative, presso gli studi di architettura e per gli amici per cui realizzavo piccoli negozi, mi resi conto che sviluppare spazi commerciali mi dava più soddisfazione che ideare appartamenti ed edifici:  fu li che iniziai a capire quanto mi piaceva poter gestire i prodotti, sistemare gli ambienti in base alla tipologia di utente e parlare di strategie commerciali e numeri.
 
Scoprii poi per caso, appunto, un corso in Visual Merchandising. Non sapevo cosa fosse, ma mi ci buttai e capii che quello era il mestiere su misura per le mie competenze, quello che coniugava progettazione, conoscenza delle persone, strategia e numeri. 
La gavetta in Visual l’ho fatta in IKEA, nel mentre ho studiato Marketing, Sociologia e Psicologia. Dopo sono passata a fare la Visual Manager e la Buyer presso una catena multinazionale della GDS ed infine ho coronato questo fortunato percorso professionale con l’attività in proprio, il sogno nel cassetto. 
E taaaac, da milanese imbruttita doc, eccomi qui: consulente, docente, talvolta speaker, con una Scuola in Retail e un team di lavoro di cui vado  orgogliosissima.   
 
2- Qual'è la cosa che ti piace di più?... e quella che ti disturba?
Mi piace poter dare un senso al commercio, quello etico, dove si offrono prodotti utili, funzionali, qualitativi, possibilmente ad alto tasso di sostenibilità e realizzati con passione e capacità. 
Mi piace molto lavorare su assortimenti e numeri: per me category e visual sono strettamente interconnessi, si supportano l’uno con l’altro e un buon display, per essere efficace, deve basarsi su obiettivi di conversione. 


Cosa mi disturba: ora nulla, ma ammetto che i primi anni in cui mi approcciavo alle piccole attività, mi lasciava a bocca aperta vedere che i negozi non avevano un modello di business, un business plan, un gestionale, e che ci si aspettasse dal visual merchandising dei miracoli. Poi nel tempo ho capito che il nostro compito è di fare da mediatori culturali (e qui ringrazio l'amica Cecilia Todeschini che ha coniato questa definzione davvero azzeccata) tra persone che fanno commercio in maniera artigianale - magari senza esperienze in ambito retail, utilizzando strumenti di vecchio stampo, con le famose scelte di pancia tipo “me lo sento che questa cosa si vende” -  e il mondo del commercio per come di fatto se lo aspetta adesso il Cliente. 
Forse ciò che mi disturba davvero vedere è una cosa che ha sempre attanagliato i piccoli esercenti e che ora sta causando anche un sacco di problemi: gli affitti troppo alti, direi spesso insostenibili per le piccole aziende che vorrebbero e dovrebbero ridare vita ai centri urbani. Una regolamentazione in tal senso sarebbe auspicabile. Magari questa situazione potrebbe far sorgere nuovi accordi, anzi mi sa che sarà necessario.
 
 
3- Quali i tuoi settori preferiti?
Al primo posto il Bricolage e la Ferramenta, il mio core business, a seguire il food, casalinghi, infine sport e farmacia.

4- Consiglieresti questa professione e perchè?
La consiglio a chi vuole un lavoro dinamico, a chi ama stare con le persone, ascoltarle e trovare soluzioni. Lo suggerisco a chi vuole dare un sostegno alla distribuzione e all’industria, a chi ama fare ordine, creare strategie e toccare con mano i meravigliosi prodotti che circolano nel mercato.
Lo consiglio perché ci sono ancora pochi visual merchandiser e il mercato ne ha bisogno. 

5- Quali sono i plus che ti ha dato questo lavoro?
Capacità di ascolto, massima velocità nel problem solving, resilienza, ma soprattutto la consapevolezza che siamo e dobbiamo essere dei mediatori culturali.  
 
6- Pensieri su cosa ne sarà del retail e del visual merchandising ora che ci è capitata questa pandemia che stravolgendo il pianeta? Tu come sta affrontando il momento?
Ogni giorno mi metto alla scrivania di casa e porto avanti il lavoro che per fortuna non si è fermato, ma che sta lentamente cambiando. Ho ri-pianificato l’agenda dei prossimi mesi e poi ho necessariamente rivisto il mio modello di business. Mi mancano gli allestimenti ma forse a breve riparto anche con quelli.
Le cose comunque sono diverse e lo saranno fino a che non avremo la certezza che il virus sarà davvero sconfitto.
Credo che le questioni ora siano due: da una parte le attività commerciali stanno riaprendo, ma dovranno essere fortemente adattate alle misure di sicurezza, giustamente richieste; dall’altra la clientela probabilmente sarà inferiore perché si uscirà con un po’ di timore e perché le spese in generale sono e saranno molto ponderate. 
Cosa ne sarà del retail? Indubbio che l’e-commerce continuerà a crescere, ma di pari passo crescerà la voglia e il bisogno di uscire per scoprire la nuova normalità. Quindi i negozi rimarranno, ma si trasformeranno: si dovranno rivedere layout, si farà showrooming, l’esperienza soprattutto omincanale sarà ancora più al centro dei progetti, gli assortimenti dovranno essere rivisti e, chi ancora non lo ha fatto, dovrà aprirsi all’on-line. E la Relazione Umana tornerà al centro, finalmente, con personale non solo preparatissimo e proattivo ma anche capace di reale empatia.
Il Visual Merchandising adesso è a dir poco fondamentale, anzi mai come ora serve accompagnare il cliente nel libero servizio (praticamente imposto) e mai come ora (e la Cina ce lo insegna visto che il 70% del suo commerciò è ancora fisico), serve creare l’Esperienza con la E maiuscola.
 
Il mondo ripartirà, ne sono certa, ma qualcosa cambierà, anche per noi Visual: che sfida, vero?
 
www.bricobusineeschool.it
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